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Il termine “ansia” credo – e a ragione – che sia una delle parole più usate in questi ultimi tempi.
Da tutti. Indistintamente. Uomini, donne, adolescenti. Tutti si sono chiesti almeno una volta come affrontare i pensieri ansiosi.
I bambini no. Perché devono ancora apprendere il linguaggio e questa parola.
Bambini che diventeranno adulti, a loro volta… ansiosi.
E il ciclo, molto probabilmente, si ripeterà.
Sul “come” è difficile da dire: l’ansia si manifesta in tanti modi.
Troppi. E interpretabili in modo soggettivo da ciascuno di noi.
Il termine deriva dal verbo latino “ango”, che significa “stringere, soffocare”.
Infatti, chi soffre di ansia si sente opprimere, con una “stretta al petto”, soffocare da pensieri e preoccupazioni continuative, estenuanti, asfissianti.
La persona ansiosa perde per qualche istante il contatto col presente: la mente corre alle preoccupazioni, alle cose impellenti che sicuramente gli capiteranno.
Secondo lui (o lei).
Se non è il pensiero a tormentarlo o tormentarla, è il corpo che reclama attenzione: mal di pancia, prurito, salivazione azzerata, tremori diffusi.
E anche difficoltà a respirare, male.
Ce ne accorgiamo spesso quando ci viene fatto notare questo, allora ci forziamo a respirare con la pancia.
Molto più salutare.
Sicuramente sarete arrivati a chiedere questo.
Il primo passo è parlarne con qualcuno. Che si occupi della materia in modo professionale.
E non sto parlando di dottor Google.
Secondo questo artefatto del XXI° secolo basta che scriviate due sintomi e vi prospetterà morte certa nel giro di 48 ore.
Fossi in voi, io eviterei.
Anche di chiedere alla figlia di quel dottore, cioè l’Intelligenza artificiale.
Questo passaggio è importante da comprendere perché un professionista valuterà se siamo davanti a:
Solo chi ha competenza può capirlo.
Non c’è nient’altro da sapere. Non c’è nient’altro da aggiungere. Potreste anche smettere di leggere l’articolo qui. La risposta ai vostri dubbi ve la darà il/la collega a cui vi rivolgerete. È stato un piacere e vi auguro un buon proseguimento di giornata.
Se è sera, buona notte.
Avete prenotato una visita, ma siete curiosi nel capire come fare.
Oppure siete ancora indecisi sul prenotarla o meno.
Il titolo dell’articolo, del resto, lo dice chiaramente: “Istruzioni per l’uso”.
Mi piace vedere questo articolo come il bugiardino, il foglietto illustrativo presente in un farmaco. (Spoiler: riprenderò l’argomento alla fine, anche se non è di mia competenza, non essendo medico, ma solo psicologo-psicoterapeuta).
L’ansia è una manifestazione cognitiva e comportamentale derivante da paure non razionali.
Detta in altre parole, sono pensieri – o malesseri fisici – legati a preoccupazioni future.
Preoccupazioni, pensieri, che possono essere consapevoli o inconsapevoli.
Non uso espressamente il termine “inconscio” perché chi lo fa “sposa” la teoria psicoanalitica ideata da Sigmund Freud (che io amo, ma non posso pretendere che tutti la pensino come me, quindi adopero un termine neutro).
Se ci pensate bene, vi accorgerete che i pensieri che vi balenano in mente sono frutto di vostre convinzioni, e che a ben vedere con la realtà nuda e cruda dei fatti… c’entrano ben poco.
Sono esagerazioni.
Iperbole. (Per chi non lo sapesse, è un termine che sta per “esagerazione”, una figura retorica, usata dagli antichi oratori. L’ho scritta perché fa effetto. E ripete il concetto che sta alla base del pensiero ansioso).
Detto questo, riconosciuti i pensieri che vi fanno strappare i capelli o sbattere la testa contro il muro, il passaggio successivo è quello di…
Usare la razionalità.
Il pensiero logico.
Dato da aspetti concreti, non ipotizzati da voi o dai vostri amici, parenti, conoscenti…
Meglio se vi faccio qualche esempio.
“Dottore, tra un mese ho un esame all’Università e sono in ansia nell’affrontarlo e temo di venir bocciato”.
Signore e signori, eccovi palesato un pensiero “disfunzionale”.
Usiamo quindi la razionalità.
Chiediamoci quindi quali sono gli elementi concreti che potrebbero far fallire quella prova.
Un esame scolastico dipende da tanti fattori.
Potreste aver studiato l’impossibile, ma se vi capita la domanda dove siete più “scoperti” potreste esser bocciati o prendere un voto inferiore di quello da voi previsto.
In qualsiasi caso, anche nella peggiore delle ipotesi, non potreste passare l’esame. Ma si potrà ripetere.
La vostra vita non è solo quell’esame.
La vita è fonte di stimoli, di piaceri, di sorrisi. Anche di dispiaceri, certo, ma dobbiamo sforzarci a stare e vivere bene.
Che dite?
Arrivati qui, vi sarete accorti che il livello di ansia dato da quell’ipotetica domanda sarà calato. Perché l’ansia, essendo irrazionale, si combatte appunto con la razionalità, l’evidenza dei fatti.
Visto che adoro Sigmund Freud, lo cito di nuovo. Egli diceva:
come diceva Freud:
“Lo scopo del nostro curare è rendere razionale ciò che non lo è.”
Ed è quello che voi, noi, abbiamo appena sperimentato con quel breve esempio.
Siccome è un articolo di un blog e non un trattato sull’ansia, non mi dilungo con altri esempi. (Ecco, qua sì che potete chiedere a dottor Google: “testi sull’ansia”. Usare con intelligenza una risorsa a proprio vantaggio).
Non è chiaro ancora?
Ho l’ansia:
Mi sento meglio… MA potrebbero tornare quei pensieri.
E allora ricominciamo a smontarli.
Ma non si fa prima coi farmaci?
Premetto che non fa parte delle competenze di chi non è laureato in Medicina e Chirurgia entrare nel dettaglio.
In pratica: scordatevi che vi indichi che cosa possiate prendere in caso di una crisi d’ansia.
Vi posso però accompagnare nell’analizzare questa domanda.
I farmaci calmano. È un dato di fatto.
Ma calmare, da solo, non equivale a risolvere la causa che genera quell’inquietudine.
Si procrastina.
E se volete davvero andare a monte di quei pensieri disfunzionali, dell’ansia, una volta calmati la questione va discussa.
Non coi fratelli, coi genitori, con la suocera, con la mamma o con gli zii.
A ciascuno il proprio ruolo.
Ma con un professionista, sia esso un medico o uno psicologo (qui spiego cosa significa davvero iniziare un percorso terapeutico).
Se ti sei ritrovata o ritrovato in queste parole e senti che è il momento di affrontare i tuoi pensieri ansiosi con maggiore consapevolezza, puoi visitare il mio profilo su Psicologo Vicino. Sarà un piacere accoglierti, ascoltarti e, se lo vorrai, accompagnarti.