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Nella società odierna i riferimenti alla sessualità tendono a colorare molte delle decisioni quotidiane a cui siamo sottoposti; ma d’altronde è sempre stato così o è qualcosa in cui ci siamo ritrovati dall’oggi al domani? Lo stesso Oscar Wilde diceva che
Tutto nel mondo è sesso, tranne il sesso. Il sesso è potere.
I riferimenti alla sessualità hanno sempre costituito una parte importante nelle vite delle persone e tali riferimenti possono essere ricercati nelle forme più spudoratamente commerciali del marketing a quelle più poetiche, romantiche ed anticapitalistiche, quali letteratura ed arte.
Viene dunque da chiedersi come mai talvolta la sessualità possa risultare così difficile, complessa o persino dolorosa in certi casi se siamo così influenzati da essa nella nostra natura intrinseca e nella nostra cultura estrinseca.
La risposta a questa domanda richiede probabilmente un discorso più ampio ed una premessa teorico filosofica allo storico dibattito tra natura vs cultura. Tuttavia, uno dei fattori principali a causa di difficoltà o forme di disagio legate alla sessualità, presenti in tutta la popolazione generale, sembra essere l’ansia da prestazione.
L’ansia da prestazione (SPA) è una condizione ansiogena non riconosciuta come quadro clinico psicopatologico dai principali manuali diagnostici ad oggi in uso nella pratica clinica. Uno dei motivi per cui tale quadro clinico è assente nella classificazione ufficiale è che, essendo qualitativamente una modalità fenomenologica di manifestazione dell’ansia, essa non è necessariamente patologica o problematica.
L’ansia è un meccanismo fisiologico ed emotivo che consente di attivare l’individuo in una determinata situazione sollecitando un maggior grado di concentrazione o impegno nel compito da eseguire. Pertanto è finalizzata al conseguimento di un obiettivo specifico. Tuttavia, talvolta può risultare eccessiva ed interferire con il raggiungimento dello scopo, risultando dannosa.
L’ansia da prestazione viene più comunemente definita come un tipo di ansia eccessiva o sproporzionata all’interno di una cornice in cui è richiesto di eseguire una certa performance. Quando ci troviamo all’interno di una situazione analoga, il nostro cervello tende ad anticipare quello che potrebbe succedere (nell’illusorio tentativo di prevenire esiti catastrofici o particolarmente drammatici).
In risposta a questo processo cognitivo possono comparire dei sintomi psichici e/o fisiologici; sono comuni ad esempio
Sul piano sessuale questo processo cognitivo genera un auto-monitoraggio del rapporto sessuale o dell’attività sessuale che si sta eseguendo (o si è in procinto di eseguire) determinando quello che viene chiamato spectatoring e che risulta spesso causa di disfunzioni sessuali quali ad es. eiaculazione precoce, disfunzione erettile o dolore genito-pelvico da penetrazione (Pyke R., 2020; Zamboni B., 2015).
Nelle parole della scrittrice statunitense Erica Jong:
Il sesso è tutto nella testa. Battiti del polso e secrezioni non hanno a che fare col sesso. È per questo che tutti i best-seller sul sesso non valgono nulla. Insegnano alla gente a fare l’amore con i genitali e non con la testa.
La letteratura scientifica riporta una notevole efficacia di diverse fonti di trattamenti sia di natura farmacologica che di natura psicologica (Pike R., 2020), quali l’uso di specifiche categorie di farmaci che possano potenziare il fenomeno di tumescenza e/o la lubrificazione ed in particolare l’uso di specifiche tecniche terapeutiche di natura cognitiva e comportamentale (CBT).
La terapia cognitivo-comportamentale è un insieme di tecniche considerate a livello internazionale uno dei trattamenti più affidabili ed efficaci per una notevole mole di disturbi psicopatologici in generale. Più nello specifico, tra le varie tecniche di cui essa può godere vi è un approccio elettivo nel trattamento delle disfunzioni sessuali: la Terapia Mansionale Integrata (TMI).
La TMI basa la sua efficacia sull’uso di esercizi di tipo comportamentale, basandosi sui presupposti di ricerca di Masters e Johnson (1970) e di Kaplan (1987) che ancora oggi sembrano godere di efficacia e validità nella comunità scientifica.
Tra le principali categorie di trattamento rientrano: i disturbi del desiderio sessuale, dell’eccitamento sessuale, dell’orgasmo e da dolore sessuale.
Tali difficoltà possono essere presenti fin dall’inizio dell’attività sessuale o comparire in seguito e possono essere presenti in tutti i contesti o in uno o più contesti specifici, variando nella loro frequenza ed intensità.
La TMI è una terapia breve che è mirata ad uno scopo specifico: migliorare l’intimità dei partner tramite un approccio di lavoro basato sull’esposizione alle emozioni associate all’attività sessuale ed una parte educativa (in termini di funzionamento psichico e fisiologico).
Il trattamento viene adoperato tramite specifiche mansioni (di coppia o individuali) che mirano a migliorare la consapevolezza del paziente o dei membri della coppia allo scopo di rendere più semplice identificare i fattori di causa e mantenimento della difficoltà sessuale che viene sperimentata, agevolando così un processo di cambiamento ed un miglioramento del benessere psicofisico e sessuale.
Qualora si dovessero manifestare una o più delle difficoltà sessuali qui menzionate è opportuno considerare alcune piccole indicazioni su cosa fare per saperne di più e provare a risolvere il problema:
Le disfunzioni sessuali sono tra le principali manifestazioni cliniche del DSM-5 nella popolazione generale (circa 1 milione di uomini e 2.5 milioni di donne soffrono di disturbi del desiderio sessuale; circa il 10-12% di uomini e donne soffre rispettivamente di disfunzione erettile e dolore in penetrazione vaginale).
L’ansia da prestazione è una delle maggiori causi di disagio percepito nei contesti di attività sessuale e può manifestarsi in diverse modalità. Se sporadica o altamente occasionale non è necessariamente un elemento di disturbo ma se ritenuta fonte di disagio può essere comunque affrontata con l’aiuto di un professionista sessuologo.
– Pyke R., Sexual Performance Anxiety, 2020
https://doi.org/10.1016/j.sxmr.2019.07.001
– Zamboni D., Performance Anxiety, 2015
https://doi.org/10.1002/9781118896877.wbiehs342